Collutorio per combattere covid-19
Ormai sappiamo bene che la bocca rappresenta il primo “serbatoio” per la diffusione del nuovo Coronavirus (Sars- CoV- 2), responsabile della malattia infettiva COVID-19.
Le goccioline di saliva (droplet) sono i principali veicoli attraverso cui viaggia il virus, altamente contagioso.
Vista la natura del suo ambiente, qualcuno ha pensato che il collutorio potesse essere lo strumento più adatto in grado di sconfiggere la covid-19.
Sulla possibilità di inattivare il virus, sono stati condotti dei test in vitro da Meyers e collaboratori [1]. È stato testato il collutorio immergendo cellule epatiche umane in cui era presente il coronavirus 229E. Dai dati finali è emerso che il 90% del virus veniva inattivato poiché veniva degradato l'involucro esterno del virus. Tale condizione non consente al virus di replicarsi e infettare altre cellule.
Purtroppo il collutorio non è in grado di sconfiggere il virus, ma i risultati dello studio possono essere considerati un ulteriore livello di protezione contro il Coronavirus.
Il Coordinatore Commissione Editoriale della Società Italiana di Parodontologia e Implantologia (SIdP), Silvia Anna Masiero, afferma: "L’efficacia dei collutori è limitata al virus contenuto nella saliva presente in bocca al momento dello sciacquo. Il virus è sempre presente nella saliva che continuamente il nostro corpo produce, la quale viene liberata all’interno del cavo orale e pertanto il collutorio non ha effetto sul virus contenuto nella saliva prodotta al termine dello sciacquo. Per questo motivo l’azione del collutorio è solo momentanea”.
Ad oggi sono in corso altri studi ed esperimenti che cercano di comprendere il comportamento del virus in cavità orale e le sostane che possono inattivarlo con efficacia.
Sebbene particolari tipologie di collutorio riescono ad agire sul SARS-CoV-2, non è possibile affermare che lo stesso possa agire contro il Coronavirus presente negli altri distretti corporei.
Per tale motivo è bene utilizzare collutori sempre e solo per le indicazioni per le quali vengono prescritti.
Per i colleghi o per chi fosse interessato, qui trovate lo studio pubblicato sul Journal of Medical Virology: